Transizione energetica: nonostante tutto, per noi l'11 dicembre non è stata un'occasione persa.

La seduta del Consiglio comunale dell’11 dicembre, convocato con all’ordine del giorno “Le competenze degli Enti Locali nelle politiche energetiche”, si è trasformata in una nuova occasione di scontro tra il sindaco Soddu e il presidente Cocco per ragioni che nulla hanno a che vedere con il tema di discussione per cui la seduta era stata indetta.

Un tema a noi molto caro, come sapete, in merito al quale, nel corso dell'ultimo anno, con la nostra consigliera Lisetta Bidoni  abbiamo presentato due ordini del giorno, ad agosto e a novembre.
In materia di governo della transizione energetica e di opposizione alla colonizzazione energetica della Sardegna, serve – con urgenza! – una discussione seria e informata.

Per questo, nonostante il mancato raggiungimento del numero legale durante il Consiglio dell’11 dicembre, l’incontro è stato utile al numeroso pubblico e allə consiglierə, che hanno comunque potuto ascoltare il punto di vista di un gruppo di sei espertə appositamente invitato:
Le relazioni, ricche di riferimenti scientifici, tecnici e giuridici, hanno messo a fuoco la complessità del tema “transizione ecologica ed energetica”, affrontando le diverse sfaccettature e dimensioni del problema e offrendo importanti elementi di riflessione e di valutazione.

Il passaggio da fonti di energia fossile a fonti di energia rinnovabili non inquinanti è stata la premessa e la cornice entro cui sono stati analizzati i necessari processi di transizione a breve, medio e lungo termine, che rischiano di essere condizionati da interessi geo-politico-economici e da fenomeni speculativi su larga scala che vedono protagoniste le multinazionali dell’energia.

Dalle relazioni, indistintamente, sono emerse notevoli preoccupazioni sul futuro della Sardegna, la quale rischia – per le scelte del governo nazionale e per la miope e/o colpevole acquiescenza dei decisori politici sardi – di vedersi trasformata nella piattaforma energetica del Mediterraneo, con migliaia di pale eoliche e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia da fonti rinnovabili, strumentale a soddisfare le esigenze dei sistemi produttivi del Nord Italia.

In questo scenario, ambiente, paesaggio, ecosistema, tessuto produttivo, identità e beni culturali della Sardegna saranno cancellati e, come è stato ben detto, l’Isola sarà “la zona di sacrificio”, destinata a sopportare tutti i costi della transizione energetica a vantaggio delle aree economiche più forti del Paese.

A tutto ciò si aggiunge un insieme di altri problemi puntualmente denunciati dai relatori:
  • dorsale del gas e metanizzazione dell’isola in atto,
  • elettrodotto Tyrrhenian Link per il trasferimento del surplus energetico prodotto dalla Sardegna,
  • rimozione e smaltimento delle piattaforme eoliche e fotovoltaiche,
  • agri fotovoltaici e distruzione della produzione agricola,
  • inaridimento del suolo, inquinamento delle falde acquifere,
  • colonizzazione energetica,
  • esclusione degli Enti locali e delle comunità dai processi decisori.
A parere dellə espertə, Regione, Anci e Comuni potrebbero esercitare una forte pressione politica perché la Sardegna governi da protagonista i processi di transizione energetica e perché determini autonomamente i processi di sviluppo economico sottraendosi, alla logica colonizzatrice e alla filosofia della “area di sacrificio”.

Attendiamo in materia le risposte e le proposte delle coalizioni che si candidano a guidare la Sardegna alle elezioni del febbraio 2024.

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