Riflessioni a margine dell'incontro “Fine vita: quali gli interrogativi e quali le possibili risposte”
L’incontro dibattito “Fine vita: quali gli interrogativi e quali le possibili risposte” ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico che ha seguito con grande attenzione e interesse i lavori.
Il tema, come sottolineato in apertura da Lisetta Bidoni, è da oltre dieci anni oggetto di vivaci discussioni tra coloro che ritengono necessaria una legge che consenta alle persone di scegliere liberamente, in determinate condizioni, sul proprio fine vita e coloro che si oppongono per motivi etici e/o religiosi o nel timore di possibili derive.
La questione solleva importanti e delicati interrogativi etici, legali, medici e sociali, che le relatrici Elena Zidda, medica specialista in anestesia e rianimazione, e Pietrina Corrias, esperta in materie giuridiche, hanno analizzato in modo puntuale, esplorando i diversi punti di vista e offrendo diverse chiavi di lettura.
Elena Zidda ha esposto dal punto di vista etico e bioetico le diverse posizioni sviluppatesi intorno a una delle dicotomie centrali della cultura odierna costituita dalla coppia indisponibilità (l’uomo pur potendo fare scelte all’interno della vita non ha un potere decisionale sulla vita stessa) e disponibilità della vita, richiamando le posizioni di autorevoli filosofi (Aristotele, Tommaso, Heidegger, Kant, Bompiani, Dworkin, Rachels, Nietzsche, Vattimo). Interessante il punto di vista di Vattimo per il quale ad essere sacra non è la vita in quanto tale ma la libertà di determinare il proprio piano di vita e le questioni che concernono la sua sfera esistenziale.
Zidda ha inoltre evidenziato che con la rivoluzione biomedica contemporanea e con l’avvento della bioetica i filosofi hanno promosso un profondo dibattito intorno al diritto di morire e sulla liceità morale da parte degli individui di controllare liberamente non solo le modalità della propria vita ma anche quella della propria morte, citando Kafka, Freud, Montanelli, Mori e Fornero.
Molta attenzione e interesse ha suscitato la posizione della Chiesa Valdese rispetto al suicidio assistito e all’eutanasia, secondo cui il principio dal quale partire è quello della "misericordia", prendendo in questo modo le distanze sia dal disponibilismo laico secolare che dall’indisponibilismo cattolico ufficiale.
Pietrina Corrias ha affrontate il quadro giuridico-normativo con un'accurata disamina delle norme contenute nella legge n. 219/2017, nota come "Testamento Biologico", evidenziando l'attenzione posta dal legislatore sul rispetto del diritto alla salute e della dignità umana, sulla libertà di autodeterminazione della persona.
Particolare attenzione ha dedicato al caso Marco Cappato che prestò il suo aiuto a Dj Fabo, soffermandosi sulla sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale che, interessata dalla Corte d'Assise di Milano, accoglieva parzialmente l'eccezione di incostituzionalità dell'articolo 580 del codice penale, riconoscendo lecita, quindi non punibile, la condotta di chi presta aiuto al suicidio ad un paziente che si trovi in particolari e accertate condizioni di salute e che manifesti consapevolmente la volontà di porre fine alla propria vita.
Corrias ha inoltre evidenziato che allo stato attuale è necessario dotarsi di una legge nazionale che disciplini modalità e tempistiche sul fine vita, al fine di evitare che ciascuna Regione legiferi in modo differente.
Le relazioni hanno “provocato” un ricco e ampio dibattito, stimolato interventi qualificati e riflessioni profonde, che hanno consentito un confronto ampio, aperto e laico tra persone con opinioni e sensibilità diverse.
Particolare attenzione è stata rivolta alle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), documento su cui intendiamo organizzare quanto prima un nuovo incontro per i relativi approfondimenti.
Commenti
Posta un commento