Non per realizzare monumenti

«Proveremo a cercare le parole perché è il nostro compito, il nostro dovere: parole che possano risuonare nel silenzio di questo sgomento: non per realizzare monumenti, ora più che mai insopportabili, ma per additare vie di scampo»

Davanti all'ennesimo brutale femminicidio, all’assassinio di Giulia Cecchetin, Silvia Meloni, la dirigente scolastica dell’I.I.S. Francesco Ciusa, si è chiesta «Che cosa posso fare io?» per scuotere le coscienze, per combattere un sistema sociale e culturale che prevarica e vuole le donne subalterne, succubi e oggetto; mogli, ex mogli, compagne, ex compagne, fidanzate, ex fidanzate, figlie, sorelle, brutalmente uccise per non essersi allineate alla cultura patriarcale.

E la dirigente, prese carta e penna, ha indirizzato volutamente «ai nostri ragazzi, ai nostri uomini, alla comunità scolastica» una nota profonda, intrisa di dolore e di riflessioni, con una proposta concreta, un’offerta pedagogica, uno spazio di ascolto, di dialogo e di confronto: «Chiamateci, cercateci, scuoteteci se vi sembriamo distratti. Allestiremo, nella nostra scuola, un piccolo luogo di riflessione e vi chiederemo cosa vi paia giusto fare, urgente, indifferibile, perché questa Giulia, che non siamo state noi – ma lei sì – sia l’ultima. Suggeritecelo, parlateci».

E non solo. Silvia Meloni va oltre, indirizzando una seconda nota al Consiglio comunale e al sindaco della città di Nuoro perché facciano sentire la loro presenza, accogliendo la proposta-richiesta di aprire dal 21 al 28 novembre alle comunità scolastiche e alla intera cittadinanza un luogo simbolo - individuato nella chiesa di San Carlo che accoglie una copia della “Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa - per fermarsi a riflettere, a chiedersi che cosa si possa e si debba fare per combattere violenza di genere e cultura patriarcale, per promuovere una società diversa, equa, aperta e giusta, nella quale le diversità siano una risorsa e una ricchezza, e per raccogliere in un libro-firme le condoglianze e i pensieri «che volessero riservare a Giulia, alla sua famiglia e alla sua comunità», da consegnare poi al sindaco del Comune di Vigonovo.

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