Il vero danno all'immagine (e non solo all'immagine) è un assessore che nega i problemi della sanità in Sardegna!
La lettera che due assistenti sociali del Comune di Fonni hanno inviato all'assessore regionale Doria, nella quale hanno denunciato che «la radioterapia per i pazienti oncologici sardi non è più un diritto e il sistema sanitario dell'Isola consiglia a chi è affetto da tumore di cercare le cure radioterapiche fuori dalla Sardegna», ha ancora una volta ricordato a tuttə le gravi disfunzioni del sistema sanitario regionale, disfunzioni che lə cittadinə sardə conoscono fin troppo bene.
Per questo è inaccettabile che la risposta del vertice della sanità regionale sia stata negare l'esistenza del problema e scaricare la responsabilità su altrə.
Questa vicenda conferma quanto stiamo andando ripetendo da tempo, circa i problemi del sistema sanitario sardo e circa l'inadeguatezza dei decisori politici in materia di sanità, e merita una severa riflessione.
Come è noto la Legge Regionale n. 26 del 23 luglio 1991 regola il rimborso delle spese sostenute dai pazienti che vanno a curarsi nelle strutture fuori dalla regione Sardegna. Per avere tale rimborso la ASL di appartenenza, per mano di uno specialista del servizio pubblico, deve certificare l’impossibilità di essere curato nelle strutture dell'isola.
Questa prassi è sempre stata seguita per quelle patologie la cui incidenza non determinava la creazione di strutture specifiche o per l’impossibilità a dare risposta nei tempi previsti dalle linee guida internazionali o per blocchi temporanei dell'attività.
Il certificato redatto dal medico del servizio di radioterapia del San Francesco è stato prodotto nel rispetto della L.R. n. 26/1991 (autorizzazione a rivolgersi a una struttura fuori regione al fine di avere garantito il rimborso delle spese), contiene i dati clinici relativi alla patologia, dichiara l' impossibilità, viste le liste di attesa, di rispettare i tempi entro i quali deve essere improrogabilmente iniziata la terapia.
Il documento certifica la presa in carico del malato da parte del medico e dimostra la correttezza professionale e deontologica del sanitario.
Detto questo, è umana e lecita la reazione del malato il quale, provato fisicamente e psicologicamente, scoprendo l'impossibilità di curarsi all'ospedale di Nuoro o in altro ospedale della Sardegna, si rivolge ai servizi sociali del comune di residenza per avere supporto e conforto. È lodevole che i servizi, che hanno già in carico altri due pazienti con lo stesso problema, decidano di porre la questione all’attenzione dell'assessore competente.
Per tutta riposta l’assessore Doria, anziché scusarsi e spiegare le ragioni del problema, prima dichiara che il certificato è falso e poi minaccia querele per danno all'immagine.
Lascia come minimo basiti che l’assessore regionale, anziché affrontare e risolvere i problemi dei paziente, li aggravi, creando paura e angoscia, innescando processi mediatici ai danni del paziente, dei servizi sociali del Comune di Fonni e al medico, che ha svolto egregiamente e correttamente il suo lavoro.
Invitiamo l’assessore a maggiore prudenza e ad informarsi su quanto sia aumentata la migrazione sanitaria dalla Sardegna in altre regioni per patologie oncologiche. Gli suggeriamo di leggere l'articolo sull'argomento pubblicato ieri, 7 settembre, su "Quotidiano sanità".
Scoprirà che il paziente di Fonni è uno dei tantissimi, poi ci sono anche quelli che rinunciano alle cure, ma che per l'assessore evidentemente non esistono.
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