Registrazione anagrafica deə figliə di famiglie omogenitoriali: un incontro con al centro il principio del superiore interesse deə minorə

Un incontro molto partecipato. Tuttə ə partecipanti hanno ascoltato con interesse gli interventi del sindaco Soddu, del presidente del consiglio Cocco, della consigliera Bidoni, di Nicola Carboni di +Europa Cagliari e dell’on. Della Vedova, che hanno con chiarezza spiegato e motivato le ragioni di ordine giuridico, politico ed etico sottese alla richiesta di trascrizione anagrafica deə figliə di coppie omogenitoriali
È stato ricordato il principio del superiore interesse dellə minorə sancito dall’articolo 3 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, vale a dire l’obbligo di tenere conto nella formulazione di qualsiasi legge, provvedimento e in ogni situazione problematica del preminente interesse deə minori. È stato altresì ben evidenziato l’importanza e la rilevanza nei processi di crescita e di sviluppo della continuità, stabilità e sicurezza delle relazioni affettivo-parentali.

È seguito un ampio e articolato dibattito, nel corso del quale si sono confrontati opinioni e punti di vista diversi, portando ulteriori elementi di attenzione e riflessione.

Particolarmente apprezzate le analisi deə studentə dell’IIS Ciusa di Nuoro, che hanno dato un importante contributo alla discussione. 
 Così come ha emozionato e coinvolto una lettera di Mario Zidda, sindaco della città di Nuoro dal 2000 al 2010, che racconta la sua personale storia di vita. Una testimonianza delicata e toccante sui bisogni di tantə minori, per ə quali ciò che conta sono relazioni affettive stabili, non il genere o l’identità di genere delle figure genitoriali.
Documenti che riteniamo utile proporre all’attenzioni e alla riflessione di tuttə.

Mario Zidda
Carissima, io che sono stato adottato "di fatto" da due sorelle (non abbienti) di Orune e conosco, nel corpo e nello spirito, il senso di una assunzione di genitorialità e di amore di questo tipo, ti dico: qualunque adozione, "omogenitoriale" o di qualunque altro tipo, è di gran lunga meglio della solitudine affettiva (... e la mancanza di senso) che ti dà la vita in istituti di qualunque tipo, anche quelli ben gestiti!
A me, il dibattito retrivo scatenato dai due esponenti di FdI, fa semplicemente ridere... lo trovo ridicolo: le due sorelle che mi hanno fatto amorevolmente da genitrici erano "omogenitoriali"? beh... sì, erano due sorelle al femminile... ma il loro gesto d'amore puro non avrebbe saputo riconoscersi in nessuna di queste definizioni tese a discriminare; la loro guida era il senso di umanità e di solidarietà verso un bambino potenzialmente alla deriva della solitudine, del bisogno e della tristezza lungo tutta la vita. 
Dico di più: meglio anche un genitore (dei genitori) "sbagliato" (sbagliati), piuttosto che nessun genitore!!!
Il prezzo è una solitudine dell'anima, talmente intima e profonda che non ti toglieresti più di dosso, per tutta la vita.

Giulia Loi
Diversità? Io userei un altro termine, unicità.
La caratteristica che più ci rende speciali è proprio questa, la nostra unicità. In un paese democratico, quale il nostro, il diritto che maggiormente ci caratterizza, è quello di emancipazione delle nostre personalità, del nostro pensiero e delle nostre scelte. Come cita apertamente l’articolo 2 della nostra Costituzione, “la Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”: in sostanza, noi siamo liberi di essere, e abbiamo il diritto di vivere in una società che ci accoglie, non che ci accetta come diversi da altri.
La scuola è uno dei luoghi dove, principalmente, si impara a interagire con le persone, e si comprende il fatto che al mondo, nessuno è uguale. Il nostro istituto Ciusa, si impegna e ci invita, ogni giorno all’inclusione e all’accoglienza, perché è proprio in ambito scolastico che questo pensiero deve iniziare a sbocciare. Veniamo educati a rispettare, non a catalogare.
“Solidarietà” è, secondo me, la parola chiave per ottenere quei diritti, ancora mancanti nel nostro puzzle, per costruire una società più giusta. La solidarietà si accompagna al rispetto, che costituisce le fondamenta del vivere bene in collettività; il rispetto di essere uguali, agli occhi della legge e della comunità, pur nelle nostre singolarità.
La nostra più grande ricchezza, è la libertà di essere noi stessi: siamo persone uniche per formazione, pensiero e caratteristiche, ma dobbiamo essere uguali nei diritti.

Daniele Pitzolu
Se si cerca la definizione di “diritto civile” sul dizionario si troverà scritto che: “sono i diritti inviolabili e innegabili del cittadino, che possiede e di cui non può essere privato” se ne consegue che i diritti sono intrinsechi all’interno di ogni cittadino qualunque sia il suo sesso, colore della sua pelle o orientamento sessuale e politico. Oggi, però non sono veramente del tutto rispettati e offerti a tutti, proprio di questo, infatti si è andato a parlare: di diritti ingiustamente negati. Come già sappiamo nella storia più volte i governi hanno privato le persone dei propri diritti e di possibilità che sarebbero in realtà, dovute. Anche se questo dovrebbe far parte solo di un passato ormai lontano oggi è più presente che mai, ci sono infatti un’infinita di esempi di persone a cui ancora oggi vengono negati diritti e possibilità solo perché considerate diverse. Nel 2023 la diversità dovrebbe essere considerata come ricchezza e non come difetto, Picasso direbbe “non giudicare sbagliato quel che non conosci, cerca di comprenderlo” forse è proprio questo che si dovrebbe fare, si dovrebbe cercare di apprezzare le differenze e non considerarle errori.
Oggi tramite diversi progetti si cerca di cancellare le disparità, un esempio può essere il progetto Alias che viene portato avanti nel mio istituto, ma siamo sicuri però che questo basti? Siamo sicuri che questi cambiamenti bastino ad appianare tutte le disparità?
La risposta è purtroppo solo una: no, non basta. Infatti sono dell’idea che per cancellare queste disparità ci sia bisogno di un cambiamento radicale, non solo nelle istituzioni che dovrebbero procedere in modi più moderni e aperti a una visione nuova della società , ma anche nella collettività che dovrebbe cambiare il suo modo di approcciarsi alle diversità, senza alcuna discriminazione ed esclusione ma attraverso una totale integrazione che permetta la realizzazione di una società più unità e solidale ma anche un stato in cui non ci siano più divergenze.

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