Ottomila per la sanità pubblica. L'intervento del Coordinamento Sanità Sardegna Centrale
Oltre ottomila persone in piazza, tante donne e tanti uomini, per rivendicare il diritto alla salute e ad una sanità efficace ed efficiente in periferia come nei centri urbani ad alta densità demografica.
Il "Coordinamento Sanità Sardegna Centrale" con l'intervento della d.ssa Rosa Maria Caliandro - puntuale e preciso nel denunciare carenze e criticità del sistema sanitario e nel proporre soluzioni valide ed adeguate - ha rappresentato i problemi che affliggono l'intera Sardegna Centrale, rivendicando il diritto delle zone interne a servizi di qualità.
Progetto per Nuoro, con il Coordinamento Sanità Sardegna Centrale, sarà sempre schierato contro lo smantellamento dei servizi sanitari pubblici, per un sanità pubblica, equa e universale, per un sistema sanitario territoriale ed ospedaliero efficace ed efficiente, perché l'Ospedale San Francesco di Nuoro torni ad essere un polo sanitario competitivo rispetto a quelli di Cagliari e Sassari.
Intervento di Rosa Maria Caliandro alla manifestazione del 22 ottobre 2022.
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività» Art. 32 della Costituzione.
Credo sia arrivato il momento e siamo anche in ritardo di ribaltare una narrazione che da molti anni ha coinvolto tutti: La sanità pubblica costa troppo, mantenere una sanità pubblica efficiente è impossibile , ci sono troppi sprechi , quindi bisogna razionalizzare.
Razionalizzare ha in se un contenuto positivo, occorre però intendersi.
La sanità in Italia vogliamo che continui ad essere Pubblica,equa ed universale?
Se questo è l’obiettivo allora la razionalizzazione deve servire ad eliminare gli sprechi altrimenti l’obiettivo diventa tagliare i servizi, non garantire la qualità,imporre ai cittadini costi aggiuntivi.
Infatti si calcola che oggi i cittadini spendono di tasca per curarsi 39,7 miliardi di euro l’anno . duemila euro pro capite e chi non ha la possibilità economica non si cura.
Questi tagli infatti colpiscono i cittadini nella loro globalità e in particolare i meno abbienti e le aree marginalizzate dei nostri territori e costituiscono terreno fertile per il privato perlopiù finanziato con i soldi pubblici .
I tagli indiscriminati,come evidenzia una recente indagine epidemiologica condotta dalla sezione sarda dei Medici per l’ambiente hanno portato ad un incremento della mortalità. Infatti la mortalità per malattie cardiovascolari,apparato digerente ,malattie neurodegenerative e tumori nella Sardegna centrale è Superiore alle altre asl e le donne muoiono del 40% in più per tumori.
Noi sappiamo che la sanità in Sardegna è di competenza regionale e che tutte le maggioranze si sono cimentate in tentativi di riforme della sanità più o meno organiche che di fatto hanno peggiorato la qualità dell’assistenza.
Il centro destra ha vinto le ultime elezioni regionali promettendo che avrebbe ribaltato e smantellato la riforma sanitaria della giunta Pigliaru.
Dopo tre anni la riforma della giunta Pigliaru è sempre vigente e sono stati emanati solo decreti e atti amministrativi che hanno determinato per lo più un incremento di posti dirigenziali e di apparati di tipo clientelari causando, fatto evidente a tutti, una grave crisi nel funzionamento dei servizi sanitari.
Per fermare questa deriva sono nati spontaneamente nei vari territori comitati di cittadini in difesa della sanità pubblica .
I cittadini organizzati non chiedono, come purtroppo temiamo che avvenga con i fondi del PNRR, il proliferare di strutture , apparati burocratici e tecnologici ma chiedono una assistenza di qualità efficiente e sostenibile diffusa nei territori a garanzia della salute.
Chiediamo che la Sardegna centrale , che come i decisori sanno è già penalizzata da una viabilità insufficiente che è una delle cause del progressivo spopolamento, abbia tutti i servizi sanitari necessari per una assistenza sanitaria di qualità al pari di Cagliari e Sassari .
Chiediamo con forza e determinazione che il governo regionale si occupi del problema della Migrazione Sanitaria che negli ultimi anni ha avuto un notevole incremento che comporta una emorragia di risorse che dovrebbero essere investite in sardegna.
Chiediamo che ci sia una reale riorganizzazione della assistenza nel territorio, magari attingendo ad esperienze di altre regioni che si sono rivelate virtuose, in modo che i cittadini possano trovare le risposte ai propri problemi di salute con una valida medicina di prossimità.
Chiediamo che vengano affrontate con urgenza le criticità emerse prepotentemente soprattutto nelle aree deboli e svantaggiate anche con il ricorso ad azioni solidali di politica sanitaria che portino ad un utilizzo più equo delle risorse umane disponibili per esempio attraverso una redistribuzione del personale( comandi o trasferimenti provvisori) dalle aree con minori problemi a quelle ormai sull’orlo del collasso.
Chiediamo di mettere in atto forme di regole emergenziali che possono riguardare per esempio la dilazione temporanea e volontaria dei pensionamenti ,l’utilizzo dei medici specializzandi già dal terzo anno di specializzazione e la revisione dei compiti e ruolo dei medici di continuità assistenziale (ex guardia medica).
Chiediamo che l’attuale maggioranza al governo della regione smetta di usare come alibi per la grave crisi che si è verificata in questi ultimi anni nell’assistenza sanitaria la carenza di medici e di personale sanitario . L’italia ha ancora oggi il numero maggiore di medici pro capite, infatti le agenzie interinali riescono a trovarli, il che vuol dire che bisogna rendere gratificante lavorare nelle strutture pubbliche sia del territorio che ospedaliere.
Questi politici che oggi ci dicono che il problema è il numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di medicina sono gli stessi che fortemente hanno voluto ed introdotto, mentre balbettano riguardo alla carenza di posti nelle scuole di specializzazione che non viene programmato sulla base delle esigenze assistenziali .
Ci sorge spontaneo un dubbio : una regione che elargisce ogni anno al Mater Olbia 65 milioni di euro e che nel 2021 con un decreto legislativo assicura al al Mater Olbia la copertura annuale di maggiori oneri per il pieno funzionamento della struttura , ha già deciso di affossare l’asistenza pubblica a favore di quella privata.
Chiediamo un tavolo permanente che si riunisca con cadenze regolari che veda rappresentati anche i comitati dei vari territori per portare avanti le rivendicazioni e verificare gli atti concreti che la giunta regionale e l’assessorato alla sanità pongono in essere.
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