"Medici in affitto": provvedimento inefficace e dannoso

Nelle ultime settimane sono di nuovo massicciamente presenti - nella stampa, in TV e nei social network - associazioni, sindaci e pazienti per denunciare le disfunzioni e i disservizi della sanità sarda: comuni privi di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta, tempi di attesa superiore ai 60 giorni per visite specialistiche e/o screening, depotenziamento di reparti importanti, riduzione delle attività (ricoveri e prestazioni ambulatoriali) in diversi reparti, e così via.

Ha destato particolare indignazione, e sollevato numerose perplessità, il maxi-bando dell’ARES per l’ingaggio, attraverso agenzie interinale, dei cosiddetti “medici in affitto” da destinare, dal primo luglio al 30 settembre, ai pronto soccorso di dodici ospedali, tra cui Nuoro, Lanusei e Sorgono.
Una scelta obbligata secondo l’assessore Nieddu, inopportuna e fallimentare secondo noi. E per almeno cinque ordini di motivi:
  1. Si esternalizzano servizi essenziali e cruciali, particolarmente delicati, contravvenendo all’art. 15 del D.Legislativo 502 del 1992 che dispone che le assunzioni nei vari reparti ospedalieri, tra cui anche i Pronto soccorso, devono avvenire solo attraverso concorsi pubblici, aperti a coloro che sono in possesso della laurea e della specializzazione nella disciplina a concorso o specializzazione equipollente
  2. Si sostiene che c’è carenza di medici, eppure si trovano da reclutare i “medici in affitto”. Abbiamo difficoltà a capire, ma forse le vere ragioni stanno dietro a programmazioni inadeguate e a concorsi a tempo indeterminati mai banditi.
  3. Si scaricano sulle finanze regionale i costi elevatissimi che comporta il sistema dei medici in affitto. Secondo alcune proiezioni almeno il doppio rispetto ai servizi erogati, si calcola circa un milione e mezzo di euro.
  4. Si recluta personale, parrebbe, anche senza la specializzazione in medicina e chirurgia di accettazione e di urgenza, titolo necessario per poter prestare servizio nei Pronto soccorso, struttura delicata e dedicata alla valutazione delle urgenze e delle emergenze sanitarie, che può concludersi – è bene ricordarlo - con le dimissioni, con il rinvio del paziente al domicilio affidandolo alle cure del Medico di Medicina Generale, con ulteriori accertamenti, con il ricovero presso il reparto più appropriato o il trasferimento presso un’altra struttura.
  5. Il sistema dei medici in affitto non garantisce qualità ed efficacia delle prestazioni, in quanto il personale, precario e a tempo, viene inserito in un sistema sanitario che per funzionare deve poter contare su un organico stabile, sulla multiprofessionalità e sulla integrazione tra reparti e pronto soccorso. Il rischio che si corre è quello dello scollamento tra servizi e di collassare con ricoveri non necessari i vari reparti, tra l’altro in sofferenza con personale medico e infermieristico ridotto.
Progetto per Nuoro, pur accantonando come situazione eccezionale e non prevedibile quanto accaduto durante il lungo lockdown da Covid 19, non può esimersi da evidenziare il quadro delle criticità e delle disfunzioni del sistema sanitario sardo, che sta mettendo a serio rischio la vita dei pazienti affetti da patologie più o meno gravi e la salute dei cittadini.

Per chiarezza espositiva e per evitare che si venga travisati e fraintesi, abbiamo scelto di raccontare per nuclei concettuali e per punti sintetici lo stato della sanità sarda e nuorese in particolare, da oltre due anni oggetto delle nostre denunce nelle sedi istituzionali preposte (Conferenza territoriale socio sanitaria, Commissione sanità e Giunta della Regione Sardegna, Prefettura, Procura), lasciando a chi legge di trarne le relative valutazione.

Il documento sarà inoltrato alla Commissione sanità della Regione Sardegna, con l’invito ai rappresentati di tutti i gruppi politici di farne oggetto di specifica interrogazione al Presidente Christian Solinas e all’assessore dell'Igiene e Sanità e dell'Assistenza Sociale Mario Nieddu.


STATO DELLA SANITÀ SARDA

1. La sanità a Nuoro e nella Sardegna centrale vive ormai da anni una grave crisi che ha portato progressivamente ad un depotenziamento dell’assistenza sanitaria nella quale non sono più riconoscibili i principi di universalità, equità e solidarismo che hanno improntato l’istituzione del SSN.

2. La pandemia ha aggravato e fatto emergere in maniera drammatica, da una parte, i problemi che affliggono la sanità del nuorese e, dall’altra, l’incuria, la superficialità, l’incompetenza di coloro cui fa capo il compito di programmare, gestire e vigilare sul buon funzionamento del servizio sanitario.

3. Negli ultimi due anni il territorio nuorese è stato teatro di marce, raccolta di firme, sit in, manifestazioni popolari (Barbagia Mandrolisai, Marghine Planargia, Cagliari, Sarule, Nuoro, Siniscola e altri ) per denunciare l’inerzia e il silenzio dei responsabili politici e amministrativi e lo stato del sistema sanitario territoriale ed ospedaliero del centro-Sardegna.

4. Nel corso delle manifestazioni, che hanno visto la partecipazione delle associazioni dei malati, delle OO.SS., di gruppi politici, di sindaci, di amministratori locali, di centinaia e centinaia di cittadini, sono state registrate numerose e drammatiche testimonianze di pazienti e di persone che hanno subito sulla propria pelle le disfunzioni del sistema sanitario.

5. Le criticità e i disservizi più eclatanti, che hanno privato i cittadini del diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Carta Costituzionale (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti) e dei livelli essenziali di assistenza (LEA) di cui al DPCM 12 gennaio 2017, sono così sintetizzabili:
Mancato rispetto delle direttive europee sull’orario di lavoro dei dipendenti.
Mancato rispetto delle 48 ore entro le quali si deve sottoporre a interventi chirurgici per frattura di femore i pazienti ultra 65enni. Questo ritardo determina aumento della mortalità e degli esiti invalidanti.
  • Mancato rispetto del trattamento dell’ictus entro i tempi previsti dai LEA a causa della sospensione della reperibilità dell’angiografia interventistica nelle ore notturne e nei festivi. Questo ritardo determina aumento della mortalità e degli esiti invalidanti.
  • Chiusura/accorpamento/depotenziamento di reparti importanti quali Nefrologia, Chirurgia, Oncologia, Ortopedia.
  • Riduzione delle attività (ricoveri e prestazioni ambulatoriali) in tutti i reparti ma segnatamente nei reparti di Medicina e Geriatria (reparti a più alto flusso di ricoveri).
  • Riduzione e/o sospensione della specialistica ambulatoriale in tutti i distretti sanitari, nei consultori, nei Centri di salute mentale e nei SERD.
  • Sospensione della reperibilità notturna della endoscopia digestiva dove vengono effettuati in urgenza interventi salvavita (emorragie gastriche).
  • Riduzione dei servizi di diagnostica di base radiologica e di laboratorio.
  • Annullamento, sospensione, rinvio dei servizi di prevenzione e diagnosi precoce (screening dei tumori mammari e del colon) e di cura (riduzione dei trattamenti di chemioterapia e radioterapia, riduzione e rallentamento dei processi di follow-up con effetti negativi sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici).
  • Liste di attese interminabili, con prenotazioni bloccate ed altre fissate ad oltre 6 mesi in aperta violazione dei livelli essenziali di assistenza di cui al DPCM 12 gennaio 2017, indirizzando di fatto, i pazienti, attraverso gli operatori del CUP verso il privato convenzionato e non, o l’intramoenia.
  • Riduzione delle prestazioni in hospice.
  • Assunzioni, selezioni concorsi bloccati, a fronte di una grave carenza di personale: nell’ Ospedale San Francesco mancano 150 medici, 125 infermieri, 50 OSS, 25 primari e 25 coordinatori. Incomprensibile ritardo nell’espletamento dei concorsi per Direttori della gran parte delle UOC ( Unità Operative Complesse- i reparti-) affidate alcune da oltre cinque anni a Dirigenti facenti funzione. Né vale la scusante della carenza di medici, perché non giustificherebbe le assunzioni di personale in ASL con dotazioni organiche già pletoriche o il trasferimento verso le stesse di personale medico, infermieristico ed OOSS da sedi gravemente carenti.
  • Molti Comuni sono privi di medico di famiglia, di pediatra di libera scelta, dei servizi di Continuità assistenziale (guardia medica) per il ritardo di anni nei bandi per la copertura a tempo indeterminato delle sedi carenti di MMG (medici di medicina generale) e PLS (pediatri di libera scelta), nonché per il mancato scorrimento dell’ elenco degli iscritti agli ordini dei medici in cerca di lavoro da cui le ASL avrebbero potuto attingere per la copertura dei posti vacanti e per le sostituzioni.
  • Totale indifferenza verso i dati forniti dall’Associazione medici dell’ambiente relativi all’altissimo tasso di mortalità per tumori registrato nel territorio. nuorese e conseguente assenza di provvedimenti di prevenzione sulla salute ambientale.
Si segnala inoltre una serie di provvedimenti assunti dai Direttori Generali delle ASL, la cui illegittimità è stata denunciata dalla stessa responsabile dell’Ufficio legale della Regione dr.ssa Francesca Piras:
  • illegittimità della nomina di Direttori Sanitari ed Amministrativi facenti funzioni delle ASL in quanto: a) nessuna norma prevede il ruolo di facenti funzione, b) mancanza dei requisiti previsti dalla legge 502/1992 art. 3 c. 7 (meno di 65 anni di età; almeno cinque anni di direzione di struttura con gestione diretta delle risorse, o cinque anni di direzione di struttura);
  • tali nomine con potere di firma su atti aziendali determinano automaticamente la nullità degli stessi atti e delle deliberazioni adottate;
  • ricorso ai cosiddetti “ medici in affitto” per i Servizi di Emergenza Urgenza tramite agenzie interinali, con costi elevatissimi a carico del servizio sanitario regionale, senza valutare l’opportunità di ricorrere ad una più omogenea e corretta ripartizione delle risorse in tutto l’ambito dell’ARES, ricorrendo eventualmente a sistemi premianti per le aree disagiate. Tra l’altro i cosiddetti medici in affitto, privi dei normali requisiti formativi potrebbero assolvere compiti di assistenza solo per urgenze minori.

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