L'acqua è un bene comune: no alla privatizzazione
Dalla stampa abbiamo appreso del grave conflitto e della contrapposizione in seno ad Abbanoa: da una parte l’assemblea dei soci e dall’altra il Presidente del CdA, Prof. Gabriele Racugno. Conflitto che nasce sull’inserimento o meno nel bilancio dei crediti (cosiddetti “conguagli regolatori pregressi”) di cui si chiede il pagamento agli utenti, richiesta che secondo diverse sentenze non è lecita.
Comunque sarà la Magistratura a stabilire se ha ragione il Prof. Racugno a non inserire in bilancio tali crediti ovvero il contrario.
Vorremmo invece richiamare l’attenzione sul fatto che (contrariamente a quanto pensa la maggioranza dei cittadini) non è Abbanoa a stabilire la tariffa dell’utente; non è Abbanoa che decide il piano industriale e l’organizzazione del servizio idrico integrato; non è Abbanoa che individua gli investimenti su condotte, potabilizzatori e depuratori.
L’organismo che decide tutto ciò è l'Egas (in precedenza A.A.T.O.) - attualmente composto da sei sindaci e da un Presidente nominato dalla Regione -, che ha affidato la gestione del servizio ad Abbanoa e che ne deve controllare la qualità.
Ma chi è il “padrone” di Abbanoa? Il 70% delle azioni è oggi in mano alla Regione, nonostante l’Aautorità Nazionale Anticorruzione abbia intimato la cessione delle azioni ai Comuni, che già detengono il 30%.
Il peccato originale, che ha creato lo sconquasso gestionale di Abbanoa, risale alla sua nascita nel 2006: il costo medio per la produzione di un metro cubo d'acqua era pari a 1,70 euro mentre l’incasso medio era di solo 1 euro. Moltiplicando per 104 milioni di metri cubi venduti (dati del Piano d’Ambito dell’allora Presidente Mauro Pili) si determinava uno sbilancio di 75 milioni di euro per anno.
Questo sbilancio sarebbe dovuto essere coperto da un graduale adeguamento della tariffa ai costi o comunque dagli azionisti. Non si fece né l’una né l’altra cosa, dando origine ad un accumulo di perdite e indebitamento bancario di diverse centinaia di milioni di euro.
Tutto questo al netto degli errori gestionali aziendali, che sicuramente ci sono stati.
Non vorremmo che qualcuno covi la tentazione di far peggiorare ancora la situazione per poi tirare fuori dal cilindro la privatizzazione con l'argomento che il privato gestirebbe il servizio con maggiore efficienza.
Le esperienze fatte in campo nazionale hanno dimostrato il contrario, la molla che spinge il privato è sempre il lucro.
È ora di assumersi le responsabilità:
- di una svolta, con il coinvolgimento fattivo del personale e delle sue rappresentanze che, nonostante le precarie condizioni operative, ha saputo comunque gestire il servizio sebbene siano stati collocati in cassa integrazione un numero elevato di lavoratori;
- di rivedere la enorme cessione di attività operative in appalto ai privati;
- di riappropriarsi dei processi gestionali strategici adeguando la pianta organica.
I decisori devono oggi concentrarsi sul miglioramento della qualità del servizio ed è necessario sfruttare al meglio l’opportunità dei finanziamenti europei:
- occorre un grande piano di adeguamento delle infrastrutture del Servizio idrico integrato,
- occorrono nuove condotte e reti, potabilizzatori e depuratori per ridurre drasticamente perdite e sprechi e migliorare la qualità di acqua potabile e reflui da riutilizzare proficuamente in agricoltura e industria.
Tutto questo può innescare un processo di crescita occupativa importante, dando la priorità agli interventi nelle aree più disagiate e depresse.
Ricordiamo l’impegno mai ottemperato ad individuare a Nuoro la sede amministrativa di Abbanoa: le aree interne dell’Isola producono la “materia prima” ma sono escluse dai benefici anche occupativi della presenza di Abbanoa, anzi, sono state finora depauperate di risorse umane e strutture operative prima presenti.
È necessario operare un decentramento di attività, per mantenere un maggiore contatto con le problematiche dei territori, che non sempre sono uguali
È urgente una campagna di sensibilizzazione dei cittadini all’uso parsimonioso di una risorsa che non è infinita, che viene definita “oro blu”, una risorsa vitale per l’umanità.
È preoccupante la notizia che l’acqua potabile venga “quotata” in borsa a Wall Street e opportunamente l’ONU è intervenuta ad ammonire che «la quotazione dell’acqua sul mercato viola i diritti umani fondamentali».
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