La raccolta firme avviata da "Progetto per Nuoro" in difesa della sanità nuorese ha confermato la gravità della situazione sanitaria nel territorio, da tempo denunciata e che la pandemia ha fatto esplodere in tutta la sua drammaticità.
Centinaia di donne e uomini, di tutte le età, molti accompagnati da familiari o badanti, sfidando vento, pioggia e freddo, hanno raggiunto la sede dell'associazione "I.B.I.S.", in piazza Sebastiano Satta, per apporre la propria firma sul documento come segno tangibile di indignazione, di rabbia, di protesta nei confronti di un sistema che non garantisce i livelli essenziali di assistenza (prestazioni e servizi) previsti dalle norme.
Tante altre firme sono state trasmesse via mail da Siniscola, Orani, Orotelli, Fonni, Gavoi, Orune e diversi altri comuni.
Abbiamo raccolto numerose testimonianze di pazienti che sono e si sentono abbandonati e che non hanno ricevuto dal servizio sanitario le cure e l’assistenza di cui hanno bisogno e diritto. Testimonianze che saranno scrupolosamente riportate a tutte le figure istituzionalmente preposte a garantire e tutelare la salute dei cittadini.
Martedì 2 febbraio, alle ore 11, una delegazione di "Progetto per Nuoro" sarà ricevuto dal Prefetto, al quale verrà consegnato un dossier, con allegate le firme, sui danni derivati dal depotenziamento della rete sanitaria territoriale e dal ridimensionamento dell’ospedale San Francesco.
La raccolta delle firme continuerà fino a lunedì 1 febbraio, con le consuete modalità:
- di persona, presso la sede dell'associazione "I.B.I.S." in Piazza S. Satta (ore 10-13 e 16-19);
- scaricando il modulo (qui) e poi inviandolo via mail, compilato e scansionato;
- scrivendo a progettopernuoro@gmail.com per essere contattati da uno dei nostri referenti di zona.
Di seguito il testo dell'appello:
«Da mesi assistiamo, da una parte, al progressivo smantellamento della sanità del nuorese e, dall’altra, alla moltiplicazione di poltrone e alla sostituzione dei dirigenti con figure funzionali all’attuale schieramento politico.
L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus si sta rivelando per l’amministrazione regionale un ottimo alibi per nascondere disfunzioni, carenze e la mancanza di un serio progetto di riorganizzazione della sanità.
Subito dopo la prima ondata epidemica, sostenuta con alti livelli di professionalità dall’Ospedale San Francesco, abbiamo assistito allo smantellamento del percorso Covid e allo spostamento di reparti (vedi pediatria, oncologia, etc.), destrutturando un sistema collaudato e vincente. Con l’inizio della seconda ondata, nell’impossibilità di garantire percorsi sicuri per pazienti covid e non covid, si è dovuto ricorrere alla installazione di un ospedale da campo, che ben presto ha evidenziato problemi infrastrutturali e strutturali, segno evidente del fallimento di una classe politica che non ha saputo dare riposte tempestive ed efficaci.
Molti reparti hanno dovuto ridurre l’attività assistenziale (vedi angiografia interventistica, nefrologia, ortopedia), garantendo l’assistenza solo grazie al sacrificio degli operatori. E ora apprendiamo con grande preoccupazione della chiusura del reparto di chirurgia.
Nulla si è fatto in questo anno per rafforzare il Dipartimento di Igiene Pubblica e la medicina del territorio. I medici del territorio non sono stati coinvolti nel processo decisionale, non sono stati adeguatamente informati e formati, hanno ancora una volta dovuto subire decisioni calate dall’alto.
Pochi giorni fa il sindaco di Gavoi ha denunciato il blocco da parte dell’ATS di assunzioni per la riabilitazione nel territorio della ASL di Nuoro.
I controlli dei pazienti trapiantati di fegato – gestita da una struttura di Cagliari – ha subito drastici rallentamenti. La richiesta di uno specifico ambulatorio a Nuoro per evitare lunghissimi, faticosi ed ed onerosi spostamenti ai trapiantati del territorio (peraltro già ipotizzata ed approvata nel recente passato dall’assessore Regionale alla Sanità e dalla struttura) non è stata ancora messa in opera.
I cittadini hanno paura di ammalarsi, non hanno la certezza di poter essere curati in sicurezza, non possono accedere alla medicina preventiva (rallentamento della diagnostica, screening e visite specialistiche rinviate dagli operatori del C.U.P. a data da destinarsi), non hanno fonti di informazione certe (i numeri verdi sono il più delle volte muti e irraggiungibili), sono disorientati e si sentono abbandonati.
Il nostro timore e la nostra preoccupazione è che vi sia un pericoloso disegno mirato a spostare l’attività assistenziale verso il privato e i poli di Cagliari e Sassari e a poco valgono le tardive posizioni di esponenti della maggioranza regionale che sono i responsabili di questo disastro.
Raccogliendo gli appelli delle associazioni dei malati, dei movimenti per la tutela della salute e dei cittadini, chiediamo alle forze politiche del territorio un impegno serio e determinato in difesa della SANITÀ PUBBLICA NUORESE e ai decisori politici la CONVOCAZIONE con carattere di urgenza della Conferenza Territoriale socio-sanitaria».
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